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Dal super uomo all’Apnea ricreativa

Apneisti

Da quando ho iniziato ad insegnare corsi di Apnea nel 2004, le cose sono cambiate un bel po’ nello scenario apneistico nazionale ed internazionale. Sempre più persone si sono avvicinate a questa splendida attività che come tutti gli apneisti sanno, ci coinvolge sia da un punto di vista fisico che mentale. Successivamente i primi metodi rivoluzionari di insegnamento, attorno al 1995 nati in sostituzione ad un Apnea legata al concetto di super uomo, altre didattiche ma soprattutto altri uomini si sono impegnati nello sviluppo di metodi di insegnamento concepiti per essere fruibili da un numero di persone sempre più ampio. Si doveva fare un ulteriore passo in avanti dopo che da un concetto di Apnea per super uomini si era passati a considerare maggiormente l’aspetto di apnea e benessere, ma fino a quel momento sempre legato ad un obbiettivo di performance; “stai rilassato e decontratto e vedrai che scenderai meglio lungo cavo”. Su questa falsariga tantissimi apneisti, attratti dalle immagini stupende di uomini sempre più profondi e di delfini sempre più sorridenti, si sono incontrati/scontrati con un concetto di Apnea che non sempre rappresentava ciò che l’immaginario aveva loro suggerito. Mancava ancora qualcosa forse per poter coinvolgere “l’uomo della strada”,portarlo a fare un corso di Apnea ed farlo appassionare.

Durante un evento lessi uno slogan che diceva “ Non è subacquea, non è snorkeling…si chiama Apnea”!! L’immagine era di un apneista rilassato a pochi metri di profondità avvolto da una luce azzurra stupenda. La locandina mi fece riflettere in quanto ancora oggi bisogna spiegare cos’è l’Apnea; se dici calcio, la gente sa cosa è il calcio, se dici bici la gente immagina cos’è una corsa o una passeggiata in bicicletta, ma se dici Apnea???
L’uomo comune, l’ipotetico intervistato, comincia a pensare a i grandi record, alle immagini che hanno fatto sognare ed allo stesso tempo rabbrividire la generazione dei nostri genitori e noi stessi da bambini…è pazzesco ma se facessimo un sondaggio la maggior parte delle persone ci riporterebbe ancora oggi nel 2014 li: ai grandi record di profondità.

Forse gli addetti ai lavori, quelli che dovevano predicare il verbo hanno sbagliato qualcosa e ritenendomi uno di quelli mi interrogo e cerco di trovare delle motivazioni e delle soluzioni. Quello che mi viene in mente come soluzione è di proporre un Apnea semplice, senza ambizioni di profondità, tempi e distanze;

“Un’ Apnea che si misuri in sensazioni e non in metri dove il rilassamento fisico e mentale non siano un mezzo per arrivare ad un obbiettivo numerico, ma un vero e proprio risultato, un punto di arrivo.”

Un’ Apnea che si fa avvicinare da qualsiasi persona che abba voglia di mettersi in gioco e sia disposta a trattenere il respiro, che abbia voglia di sentirsi leggera come una farfalla in un cielo fatto di Mare. Ecco, questo dovrebbe pensare una persona nel momento in cui gli si chiede cosa è per lui l’ Apnea ; non dovrebbe necessariamente essere proiettato in un turbine di metri e minuti. Dovrebbe pensare che è possibile avvicinarsi ad un pesce sospeso nella corrente e che è possibile planare lungo una parete rocciosa più e più volte indipendentemente se questa sia a 5, 10 o 30 metri. Dovrebbe pensare che è bello stare in Mare e sentirsi parte di esso poiché ti senti a tuo agio così come sei, senza bisogno di tanto altro se non di aver voglia di trattenere il respiro. Questa, credo sia quella che negli ultimi tempi sta sempre di più prendendo piede e coinvolgendo insospettabili appassionati: L’Apnea ricreativa. Finalmente si stanno abbattendo le barriere che per anni ci hanno portato, diciamo involontariamente (?), a selezionare in partenza tutta una serie di persone che anche avrebbero voluto/potuto avvicinarsi al nostro mondo sommerso, ma che alla fine hanno desistito; a volte anche dopo aver frequentato il loro primo corso di Apnea, cosa ancora più significativa..Sono quelle persone che venivano portate dopo la fine di un corso invernale in piscina durato svariati mesi a fare “ L’ Esame in Mare”. E questo “Esame” (già solo il termine era completamente fuori luogo) erano 3 o 4 uscite quasi interamente sul cavo: capovolte, assetto costante, compensazione, pinneggiata. Alcuni sicuramente sono rimasti subendo comunque l’irresistibile fascino del blu, ma quanti ci hanno salutato per occupare il loro tempo libero con qualcosa di semplicemente più easy..semplice, che so Zumba???
In ultima analisi credo anche che allargando la rosa dei potenziali apneisti, andandoli a pescare in mari fino ad ora inesplorati (per usare una metafora pertinente..) ci aiuterebbe  anche a trovare chi ha la passione per tempi, profondità e distanze e quindi alla fine anche il mondo dell’agonismo, per il quale nutro un grandissimo rispetto, ne gioverebbe di conseguenza.

Carlo Boscia

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